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La fascite plantare

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La fascite plantare

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Hai un dolore intenso alla pianta del piede, in particolar modo verso il tallone?

Questo dolore non ti sta permettendo di camminare agevolmente, e anzi, ti fa addirittura zoppicare?

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La fascite plantare è una delle più comuni infiammazioni del piede, che colpisce una quantità francamente non calcolabile di pazienti ogni anno, soprattutto (ma non esclusivamente) sportivi e corridori.

È un’infiammazione molto insidiosa che, se trascurata, comporta una cronicizzazione difficile poi da far regredire.

Leggi questa pagina per scoprire che cos’è la fascite plantare, perché i tessuti del piede s’infiammano e cosa si può fare per curarla.

Che cos’è la fascite plantare?

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La fascite plantare è un disturbo dell’aponeurosi plantare, cioè una fascia di tessuto connettivo di forma pressoché triangolare, localizzato appena sotto la cute del piede, nella sua parte inferiore.

Questo tessuto, chiamato anche legamento arcuato, collega il calcagno, o meglio il tubercolo calcinare ai metatarsi dove poi si collegano le falangi del piede.

Quando questo legamento s’infiamma, si irrita o si degenera, si hanno i sintomi che portano a diagnosticare una fascite piantare.

Fino agli inizi del 2000, si riteneva che la fascite plantare fosse un comune processo d’infiammazione, ma i recenti studi hanno invece confermato che il disturbo è dato più da una degenerazione tissutale, spesso lenta e progressiva, che da una vera e propria flogosi.

A livello sintomatico, la fascite plantare (spesso chiamata anche fasciosi, per via della sua natura degenerativa e non necessariamente infiammativa) si manifesta come un dolore alla pianta del piede, localizzato prevalentemente al tallone o la metà del piede, che tuttavia non si estende mai alla zona metatarsale e alle dita.

Questo dolore si presenta a piede in movimento, in particolar modo durante il passo e il distacco del tacco dal suolo.

Cos’è il legamento arcuato del piede, e qual’è la sua funzione?

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Il legamento arcuato è di fondamentale importanza nel piede, poiché sostiene tutto l’arco plantare e protegge le delicate strutture sottostanti, come le terminazioni nervose e i vasi sanguigni (la nota soletta di Lejars).

A livello meccanico, questo legamento è la base di aggancio di alcuni muscoli del piede e, in sostanza, funziona come un esteso ‘cuscino ammortizzatore’ durante la camminata, assorbendo tutti i carichi che gravano sull’arco plantare.

L’elasticità dell’aponeurosi plantare, che in sostanza permette allo stesso piede di essere sufficientemente elastico, è ben evidente durante la corsa: la spinta propulsiva originata dai muscoli delle cosce e della gamba, in particolar modo dal polpaccio, è diretta verso il calcagno grazie al famoso tendine d’Achille, dove il tacco si alza dal terreno.

Questa spinta è accentuata dal legamento arcuato che si tende e accorcia la lunghezza del piede, facendo quindi da ‘molla’ per il sollevamento finale delle dita.

Questo effetto elastico è chiamato il meccanismo dell’argano del piede, ed è quello che permette di correre, negli atleti ben allenati, anche per molti chilometri, dosando al meglio le energie e impedendo che esse finiscano troppo presto, oltre la fase dello scatto.

Un meccanismo ingegnoso dell’evoluzione bipede, che recupera parte di energia cinetica che, altrimenti, andrebbe perduta, e questo proprio grazie al legamento arcuato.

Da cosa è causata la fascite plantare?

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un piano d'allenamento non idoneo è una delle cause scatenanti la fascite plantare

Come detto in precedenza, la fascite plantare non è un vero e proprio processo infiammatorio a sé stante, ma è il risultato di una degenerazione della qualità dei tessuti fibrosi che compongono il legamento arcuato.

A sua volta, questa degenerazione porta il legamento a sfibrarsi e a divenire più delicato e facilmente irritabile, il che porta poi a continue infiammazioni ed episodi doloranti.

Non vi è ancora una decisione comune sui motivi di questo sfiancamento dei tessuti del legamento, ma sono comune noti i fattori di rischio, che sono sempre collegati ad un sovraccarico funzionale del piede.

I principali fattori di rischio che causano la degenerazioni dei tessuti che alla base della fascite plantare possono essere sintetizzati in:

  • Obesità o sovrappeso;
  • La corsa, il salto e, in generale, tutte le attività sportive in cui il piede è sollecitato alla corsa o all’estensione su superfici dure;
  • L’uso di calzature inadatte o scomode;
  • L’attività sportiva praticata aerobica senza giusto riscaldamento, per lo più quella saltuaria (ad esempio, dopo una giornata passata in ufficio)

Sono altresì a rischio maggiore di fascite plantare le seguenti categorie di persone:

  • Corridori (runner) improvvisati, oppure che cominciano l’attività di corsa senza la giusta preparazione e pianificazione;
  • Persone con muscoli del polpaccio retratti;
  • Persone con un tendine d’Achille poco sviluppato;
  • Corridori professionisti con un piano d’allenamento non corretto, oppure con cattiva tecnica di corsa;
  • Persone con alterazioni congenite dell’arco plantare, come ad esempio il piede piatto o il piede cavo;
  • Atleti di atletica leggera con schemi d’allenamento troppo intensivi o scorretti

In generale, oltre alle incolpevoli condizioni congenite del piede e dei tendini, tutte le attività che sottopongono il legamento arcuato a continui traumi possono, alla lunga, portare alla fascite plantare.

Consigli podologici

Gli atleti corridori, o runner che dir si voglia, sono spesso bersagliati dalla fascite plantare.

E questo, per un motivo ben specifico: l'atto della corsa coincide con la massima attività di 'molla' del tendine arcuato, e quindi risulta l'evento in cui l'elasticità del tendine è messa a dura prova.

Piani di allenamento sbagliati, non ben ponderati o semplicemente eccessivi sono spesso la causa della lenta ma progressiva degenerazione del legamento arcuato, che poi causa la dolorosa fascite plantare.

Quali sono i sintomi della fascite plantare?

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Il sintomo preponderante della fascite plantare è il dolore, localizzato prevalentemente nella zona del tallone, che si estende, più o meno intensamente, anche nel mesopiede, cioè a circa metà della fascia plantare.

Il dolore è spesso graduale nella sua intensità: negli stadi iniziali dell’infiammazione è solitamente sordo e lieve, per poi divenire acuto e intenso quando l’infiammazione è al suo apice.

Come del resto tutte le altre tendinopatie, questo dolore si manifesta e sembra ancora già accentuato dopo lunghi periodi di inattività, ad esempio dopo il sonno, alla mattina, oppure dopo lunghi periodi in cui, giocoforza, non si può camminare (una giornata in ufficio, oppure un viaggio in aereo, in macchina, ecc.).

Altra caratteristica del dolore della fascite è che esso scompare o si attenua fortemente durante l’attività fisica (per via di una maggiore e migliore vascolarizzazione), ma riprende subito dopo la fine della stessa.

Se la fascite plantare non viene adeguatamente curata con la giusta terapia, negli stadi avanzati il dolore diviene cronico e talmente invalidante da pesare fortemente anche sulla semplice camminata.

I casi di rottura del legamento plantare sono decisamente rari, ma quando ciò accade il dolore diviene insopportabile ed acuto, con associato gonfiore e impossibilità anche solo di appoggiare il piede a terra, senza fitte lancinanti.

Sono casi fortunatamente isolati, ma che quando accadono richiedono immediate cure chirurgiche.

Come si diagnostica la fascite plantare?

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La diagnosi della fascite plantare richiede una visita medica ortopedica o podologica, eseguita da un Medico Ortopedico, un Medico Podoiatra o anche un Medico dello Sport.

L’importante non è tanto la specialistica del Medico, ma la sua esperienza riguardo alle patologie tendinee e posturali del piede.

Solitamente, è sufficiente l’esame clinico, accompagnato dalla rigorosa anamnesi, per diagnosticare con buona certezza la presenza di fascite plantare.

Il Medico con esperienza, sia analizzando la postura del paziente che la sua camminata, è in grado di indirizzare già sufficientemente la diagnosi, ma solitamente la visita è accompagnata da speciali manovre diagnostiche, il cui scopo è provocare la sintomatologia tipica del dolore della fascite.

In fase di anamnesi, viene valutata tutta l’attività lavorativa e sportiva del paziente, il suo stile di vita e, non secondariamente, vengono valutate anche le sue calzature.

Spesso, un appoggio plantare anomalo e mai adeguatamente corretto (ad esempio, chi è nato con piede patto o piede cavo) sono alla base dei difetti posturali e della camminata che, alla lunga, possono portare allo sfiancamento del legamento arcuato.

La maggior parte dei casi di fascite plantare vengono diagnosticati dunque con una valutazione clinica, ma in caso di dubbio il Medico può indirizzare il paziente verso esami diagnostici per immagini, ad esempio una comune lastra a raggi X oppure una risonanza magnetica, oppure anche ad un’ecografia (esame particolarmente utile per capire se vi è inizio di fibrosi del legamento).

Qual’è la terapia per la fascite plantare?

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L’approccio d’elezione per la fascite plantare è conservativo, e non chirurgico.

Statisticamente, oltre il 90% delle fasciti plantari, sebbene sul lungo periodo, guarisce grazie al giusto mix di farmaci, trattamenti ad energia e fisioterapia, e l’accesso chirurgico è riservato solo ai casi gravi, che non traggono beneficio alcuno dalla riabilitazione.

Nella fase acuta della fascite plantare, cioè quella iniziale in cui comincia a comparire il dolore, il riposo è l’arma fondamentale che deve essere utilizzata come prima cosa in assoluto.

Accanto al riposo, il Medico può prescrivere l’applicazione di ghiaccio e antidolorifico non steroideo (FANS), sia per via sistemica che topica, sotto forma di gel e creme.

Passata questa prima fase, quando la diminuzione del dolore lo consente, deve obbligatoriamente cominciare la terapia riabilitante, per mezzo della fisioterapia.

Inizialmente, il percorso fisioterapico prevede esercizi in isocarico, specie di stretching, che mirano a riabilitate il polpaccio e la fascia plantare.

Questi eserciti possono essere accompagnati, a seconda della prescrizione del Medico, a delle sedute di tecarterapia, diatermia in alta frequenza oppure da ultrasuoni terapeutici, che hanno il fondamentale compito di migliorare la vascolarizzazione del piede e, di fatto, consentire un maggiore afflusso di sangue, indispensabile per la guarigione.

Nel caso che fossero presenti difetti posturali dovuti a malformazioni del piede, essi vanno necessariamente corretti con l’utilizzo di plantari specifici, costruiti per il paziente dopo il necessario esame baropodometrico.

I pazienti in sovrappeso o in stato di obesità devono poi essere correttamente indirizzati verso un serio percorso di calo ponderale, poiché è imperativo limitare e alleggerire il carico del peso sulla fascia plantare.

Anche le scarpe, se ritenute dal Medico non idonee, devono essere sostituite.

Le infiltrazioni cortisoniche sono prescritte se e solo se il paziente non trae alcun beneficio dalla terapia conservativa, ma deve essere chiaro che esse possono portare solo un sollievo palliativo (nell’attesa, si spera, dell’esito favorevole della fisioterapia), ma non sono di per sé curative.

Il ricorso alla Chirurgia, per mezzo della distensione chirurgica della fascia plantare oppure della recessione del gastrocnemio (i muscoli del polpaccio) sono un’ultimissima arma, usata esclusivamente quando il paziente, seppur dopo un serio percorso fisioterapico, non ha nessun tipo di beneficio dalla terapia conservativa.

Va aggiunta comunque un’informazione importante, che sia il Medico che il Fisioterapista dovrebbero sempre fornire al paziente: la terapia per la fascite plantare non è solitamente corta, ma bensì lunga.

Il paziente deve seguirla scrupolosamente, e deve essere preparato alla lunga riabilitazione necessaria, senza abbandonarla nel mezzo dell’esecuzione e non scoraggiandosi.

Terapie lasciate a metà o che vengono erogate con lunghe pause sono, solitamente, tutte fallimentari.

Consigli podologici

Al contrario di quello che comunemente si può leggere in giro sull'Internet, oppure anche dal sentito dire popolare, dalla fascite plantare si può guarire.

Ma questo richiede sempre la giusta terapia riabilitativa, l'impegno del paziente e, non di meno, i rigorosi controlli del Medico e del lavoro del Fisioterapista.

Il percorso di recupero può essere lungo, e il paziente deve essere debitamente informato e preparato: solo così si può guarire definitivamente dalla fascite plantare.

In quanto tempo si guarisce dalla fascite plantare?

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I tempi di guarigione sono proporzionali alla gravità della fascite, alla sua eventuale trascuratezza passata e, in generale, allo sfiancamento dei tessuti del legamento arcuato.

Nonché, in ultima analisi, dell’efficacia della terapia riabilitativa e dell’impegno del paziente.

La continuità delle cure è un elemento essenziale per garantire una piena guarigione, e questo è possibile solo grazie ad una compliance del paziente rigorosa.

A volte, possono volerci anche fino a 12 mesi per recuperare del tutto la funzionalità del piede e non avere più dolore, e di questo il paziente deve essere a conoscenza.

A chi mi posso rivolgere in caso di sospetta fascite plantare?

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Il campo di competenza della fascite plantare è multidisciplinare, e solitamente molti Medici, anche con specializzazioni differenti, possono occuparsene.

Ad esempio, la fascite può essere correttamente diagnosticata e trattata da un Medico Ortopedico, un Medico Fisiatra, un Medico Podoiatra oppure un Chirurgo del piede.

Oltre alla corretta diagnosi ed indicazione terapeutica, è indispensabile che il paziente sia seguito anche da un Fisioterapista con esperienza e particolarmente formato nei disturbi del piede.

Solo la sincronizzazione tra Medico e Fisioterapista, e la loro piena collaborazione, può portare a risultati ottimali per il paziente, e quindi trovare uno studio medico dove i tuoi professionisti collaborano a stretto contatto è indispensabile.

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Lo studio medico Piede Sano è specializzato nelle patologie del piede, compresa la fascite plantare.

Nello studio troverai Medici e Chirurghi perfezionati in Podoiatria e Medicina dello Sport, nonché Fisioterapisti ed infermieri estremamente preparati proprio nelle riabilitazioni del legamento arcuato.

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Quindi ricorda che...
  • la fascite plantare è l'infiammazione del tendine arcuato del piede, chiamato anche aponeurosi plantare;
  • il tendine arcuato è fondamentale per garantire l'elasticità del nostro piede e il recupero parziale dell'energia sprigionata dai muscoli delle gambe;
  • l'infiammazione del legamento arcuato è dipesa in larga misura dal lento sfibramento dei tessuti (degenerazione tissutale), causato a sua volta da micro-traumi ripetuti nel tempo;
  • la fascite plantare è particolarmente comune tra gli atleti corridori, ed è spesso causa di lunghi stop dell'attività fisica;
  • la terapia per la fascite plantare mira a sfiammare il tendine e a rinforzarlo, tramite l'uso di antinfiammatori e l'opportuna fisioterapia;
  • la chirurgia per la fascite plantare è usata esclusivamente in caso di fallimento dell'attività fisioterapica, oppure quando vi è una rottura del legamento arcuato
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Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dai Medici e dai Podologi dello studio Piede Sano il giorno:

venerdì 19 gennaio, 2024

Lo Studio Medico Podologico Piede Sano è uno studio medico perfezionato nei trattamenti di Podologia e Podoiatria.

Fondato dalla Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Vascolare con grande esperienza nelle affezioni del piede e delle unghie, nello Studio Medico Piede Sano opera personale sanitario qualificato e competente per ogni problema della salute e del benessere del piede.

Nello studio, sito in Milano in Via della Moscova 60, un'intera equipe composta da Chirurghi, Podologi ed infermieri specializzati in Podologia opera quotidianamente per risolvere i più comuni problemi del piede e delle unghie, come ad esempio l'onicocriptosi (l'unghia incarnita), l'onicomicosi (l'infezione micotica delle unghie), le callosità e gli occhi di pernice.

Oltre ai problemi funzionali dei piedi e delle unghie, lo studio fornisce anche supporto specialistico di onicotecnica, per la ricostruzione medica delle unghie, eseguita da professionisti esperti e sotto controllo medico.

Lo studio podologico ha inoltre grande competenza nei tumori delle unghie melanomatosi, ed è sempre disponibile in ambulatorio un Chirurgo Plastico esperto proprio nella loro cura chirurgica.

Nello studio Piede Sano è sempre presente, oltre al personale infermieristico e podologico, un Medico esperto in Podologia, che può intervenire prontamente in caso di ricorso all'anestesia locale o per qualsiasi altra problematica medica.

Lo studio è inoltre specializzato nell'assistenza podologica per pazienti anziani e diabetici, sia con pedicure preventiva che pedicure curativa.

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