Sperimenti sempre gambe gonfie e dolenti, con grande male anche ai piedi, soprattutto dopo una lunga giornata di lavoro?
Il dolore, il gonfiore e la stanchezza agli arti inferiori possono avere differenti cause: vascolari, muscolari, posturali, linfatiche.
Ecco perché è sempre necessaria una visita specialistica per capire esattamente l’origine dell’edema e della dolorabilità .
Se anche tu sperimenti gonfiore e dolore alle gambe, leggi questa pagina per scoprire da cosa può essere causato, e quello che puoi fare per diagnosticare l’origine del problema e, ovviamente, la giusta terapia.
In Medicina, cosa s’intende per edema?
In Medicina, per edema (dal greco antico οἴδημα, cioè gonfiore) s’intende un ingrossamento anomalo di una specifica parte del corpo, causato da un aumento del liquido interstiziale o del sangue.
Solitamente, questo gonfiore è causato da un problema infiammatorio (ad esempio, un danneggiamento reversibile dei tessuti), un’infezione batterica, una contusione che ha fatto esplodere i piccoli vasi superficiali, un problema vascolare di reflusso del sangue venoso oppure un mancato o ridotto drenaggio del liquido interstiziale, cioè la linfa.
Un edema può comparire in ogni parte del corpo, e quando ciò avviene il sintomo deve essere sempre un campanello d’allarme, che dovrebbe sempre spingere il paziente ad indagare l’origine di questo innaturale aumento di liquido localizzato.
Alcuni edemi sono dolenti (ad esempio, quelli dovuti a contusioni, problemi muscolari od infezioni) e invece altri, come ad esempio quelli linfatici, non si manifestano mai con dolorabilità , ma danno invece altri problemi.
L’edema infiammatorio, vascolare o linfatico, non deve essere confuso con il lipedema, che è invece una patologia genetica causata da un accumulo abnorme e localizzato di grasso, e che colpisce solo le donne.
Le gambe: le colonne del nostro corpo
Com’è noto, rispetto a tutte le altre grandi scimmie, l’Homo Sapiens è l’unica specie che ha, ormai da molto tempo, acquisito la modifica evoluzionistica dell’andatura completamente eretta, definita bipede.
Per ‘alzarci in piedi’ il nostro corpo ha dovuto però scendere a compromessi, e studiare qualche ‘stratagemma’ vero e proprio.
Tra questi, il meccanismo del passo e la pompa muscolare che rende possibile il ritorno del sangue venoso al cuore.
Il nostro piede, che in realtà è una parte di gamba ben modificata dall’evoluzione, è una piccola struttura per dimensioni, dove però appoggia tutto il nostro corpo.
Se ben ci pensiamo, difatti, poggiamo la nostra intera struttura su una superficie estremamente limitata, in una sorta di costante bilanciamento ed equilibrio, garantita dalla perfetta coordinazione dei muscoli e del centro dell’equilibrio, che si trova, com’è noto, all’interno del nostro orecchio.
Questi accorgimenti evoluzionistici funzionano bene, e ci fanno camminare eretti, ma si scontrano, ogni giorno, con un problema perenne ed irrisolvibile: la costante attrazione gravitazionale, che attira tutti i corpi dotati di massa verso il centro del pianeta.
Le nostre gambe quindi sono le ‘colonne’ dove, per gravità , tutto il nostro peso poggia, e questo le rende costantemente sotto sforzo (a parte i momenti di riposo).
Proprio questo carico costante è uno dei motivi per cui alcune patologie particolari, come ad esempio l’insufficienza venosa cronica, si manifestano quasi esclusivamente agli arti inferiori, e quasi mai in quelli superiori.
Anche se non ci facciamo mai del tutto caso, tutto il peso del nostro corpo poggia, per buona parte del tempo che viviamo, sulla nostra volta plantare.
Già : tutta la nostra struttura, abbastanza complessa, in realtà poggia su una superficie piccolissima, in proporzione!
Ecco perché è imperativo che l'arcata plantare sia in buona salute, ben formata e priva di difetti posturali, che potrebbero comportare una sua cattiva tenuta, con conseguenti problemi correlati a tutta la nostra struttura muscolo-scheletrica.
Perché le gambe possono diventare gonfie e dolenti?
erisipela in fase acuta, con relativa flogosi ed edema
L’edema alle gambe e la sensazione di dolore e pesantezza possono essere causati da svariati problemi, che essenzialmente possono essere divisi tra:
- Problemi muscolo-scheletrici, dovuti ad esempio a contratture, distorsioni, stiramenti ed infiammazioni agli apparati muscolari, ossei e tendinei (ad esempio, tendiniti, talloniti o artrosi);
- Problemi vascolari, ad esempio un’insufficienza venosa cronica che provoca un’incontinenza safenica, oppure una tromboflebite, o anche una Trombosi Venosa Profonda;
- Problemi linfatici, ad esempio un danneggiamento o una congestione del sistema linfatico che provoca una stasi di linfa (linfedema);
- Problemi posturali con corretti, ad esempio un appoggio sbagliato del piede piatto o del piede cavo;
- Problemi legati ad uno stato di obesità , di sovrappeso oppure al lipedema, cioè un accumulo dismorfico e localizzato del grasso che affligge solo le donne
Come si può ben vedere, sono tanti i problemi che possono causare un gonfiore anomalo e una sensazione di pesantezza (a volte, vero e proprio dolore) alle gambe, e per questo la visita medica specialistica è sempre necessaria.
I problemi posturali: il piede piatto
Il normale appoggio plantare del piede prevede un carico omogeneo di tutta la pianta, che è a sua volta sostenuta dalla volta plantare.
La volta plantare, chiamata spesso anche arco plantare, è l’unica parte del piede che non poggia mai sul terreno durante la camminata.
La presenza dell’arco plantare è facilmente intuibile dall’orma del piede, ad esempio quando camminiamo sulla sabbia o con i piedi bagnati sulla moquette: il punto di non appoggio dell’arco appare come un vuoto nell’orma stessa, che risulta quindi quasi come ‘arcuata’, ovviamente in maniera speculare al piede opposto.
L’arco plantare considerato fisiologico è quello che permette una camminata regolare, senza eccessivi punti di pressione sulla punta del piede o sul tallone.
Quando l’arco è poco sviluppato, il peso del corpo tende a concentrarsi più all’interno della gamba, gravando di più in direzione del malleolo, e modificando dunque la naturale linea retta (ideale) di giunzione gamba-piede.
In questo caso, si parla di piede piatto o piattismo plantare.
Il piede piatto di per sé non è una condizione patologica, ma fisiologica: nella maggior parte dei casi, è totalmente asintomatico, e il paziente non accusa quindi alcun fastidio o dolore durante la camminata.
In alcuni casi, invece, l’appiattimento della volta plantare causa problemi alle gambe e alle ginocchia, arrivando a modificare pesantemente la camminata, che diviene spesso dolorosa su lunghi periodi e particolarmente faticosa per il paziente.
Il piede piatto è fisiologico nei bambini piccoli, e fino ai 3-4 anni di età non deve destare preoccupazione.
Solitamente, la volta plantare assume la forma definitiva verso i sette anni, e solo se ciò non accade si può parlare di piattismo plantare.
Nei casi sintomatici e non adeguatamente corretti (per mezzo di esercizi fisici specifici, plantare correttivo o la chirurgia), il piede piatto può dare molto dolore alla camminata, affaticando i muscoli e l’articolazione delle ginocchia, causando dei veri e propri crampi nelle lunghe passeggiate, l’impossibilità di correre adeguatamente e frequenti episodi di edema e gonfiore alle caviglie, che spesso vengono scambiati per problemi vascolari.
Non sempre il dolore e la pesantezza delle gambe sono imputabili ad una cattiva circolazione venosa.
Anche se l'insufficienza venosa cronica può portare ad un ristagno di sangue venoso, con tutti i problemi tipici del suo reflusso (ben noti a chi soffre di varici), spesso il gonfiore e la sensazione di pesantezza degli arti inferiori è dovuta a difetti posturali mai adeguatamente corretti, come ad esempio il cattivo appoggio plantare.
A volte, anche una malocclusione dentale può portare ad un'infiammazione a catena dei muscoli del corpo, con conseguente errata postura e, giocoforza, dolore e affaticamento alle gambe.
Il piede cavo
Il piede piatto non è l’unica condizione fisiologica anomala della volta plantare.
Se nel piattismo dei piedi si assiste ad una riduzione, in alcuni casi significativa, del normale arco plantare, la condizione chiamata piede cavo è invece l’opposto, e si manifesta come un aumento (longitudinale) dello stesso.
È una condizione spesso genetica, quindi congenita alla nascita, ma in alcuni casi può essere un’alterazione causata da condizioni neurologiche importanti, nonché di seri incidenti traumatici a carico del piede e della caviglia.
L’aumento anomalo della volta plantare può essere posteriore, anteriore o misto, cioè che interessa sia il calcagno che l’avampiede.
Anche in questo caso, l’alterazione della volta plantare comporta sempre una modifica della postura e della camminata, che può essere asintomatica oppure sintomatica, con annesso dolore, stanchezza e pesantezza delle gambe.
In alcuni casi, la dismorfia della volta plantare arriva a distorcere il naturale passo, causando una serie concatenata di problemi muscolari che possono espandersi anche ai muscoli cervicali.
La terapia per il piede cavo è multidisciplinare, e può essere conservativa, con la giusta ginnastica e l’utilizzo del plantare correttivo o, nei casi gravi, chirurgica.
La tromboflebite
Un trombo è, in linguaggio medico, un coagulo di sangue che si forma, per differenti motivi, in un vaso, sia arterioso che venoso.
Quando questo coagulo si forma in una vena superficiale, cioè in una vena che passa sopra la tonaca muscolare e facente parte del sistema venoso superficiale, si parla di tromboflebite, spesso chiamata semplicemente flebite.
La tromboflebite è solitamente dolorosa, e rende la parte colpita dal trombo (solitamente, una gamba o una coscia) estremamente calda e gonfia.
Spesso il dolore impone al paziente il riposo forzato, e non sono rari i casi di aumento della temperatura.
La terapia per la tromboflebite è farmacologica, e prevede l’utilizzo di eparina, calze elastiche e, eventualmente, creme topiche cortisoniche.
Solitamente, il dolore della flebite e l’arrossamento della parte adiacente alla vena infiammata spingono il paziente a cercare urgenti cure mediche.
Non di rado, il dolore della flebite è però confuso con altri problemi di ben altra origine, ed è compito del Medico specialista (un Chirurgo Vascolare) eseguire un’anamnesi impeccabile e l’obbligatorio esame ecografico, per accertare veramente la presenza di un trombo ed escludere un’altra origine del dolore.
La Trombosi Venosa Profonda
La Trombosi Venosa Profonda è la formazione di un trombo non in una vena superficiale, ma in un grande vaso venoso profondo, cioè che passa sotto la tonaca muscolare.
Solitamente, questo trombo si forma nella vena poplitea o femorale, quindi parte, nella quasi totalità dei casi, dagli arti inferiori.
Al contrario della tromboflebite, che non è praticamente mai pericolosa per la vita, la Trombosi Venosa Profonda è potenzialmente mortale.
Questo perché il trombo può distaccarsi, totalmente o parzialmente, dando origine ad un embolo, cioè un residuo di coagulo trasportato dal circolo ematico venoso dritto verso il cuore.
Dal luogo di origine del distacco, solitamente un grande vaso degli arti inferiori, l’embolo può dunque risalire la vena iliaca e la grande vena cava, raggiungendo il cuore dove viene indirizzato verso le arterie polmonari (più piccole dei vasi profondi venosi).
Nei polmoni, proprio per via del ridotto lume delle arterie polmonari, l’embolo può intasarne il flusso, dando origine all’embolia polmonare.
L’embolia polmonare, se non trattata prontamente con immediate cure mediche, comporta un collasso cardio-polmonare quasi certo, che da sempre esiti infausti.
La Trombosi Venosa Profonda è una patologia venosa molto subdola: al contrario della tromboflebite, quasi sempre molto dolente, la trombosi profonda può anche essere asintomatica, oppure i suoi sintomi possono essere confusi con comuni lesioni muscolo-scheletriche.
Il gonfiore dell’arto colpito da Trombosi Venosa Profonda può essere presente o meno, così come l’arrossamento cutaneo e l’impossibilità a camminare senza fastidio.
Per diagnosticare con certezza una Trombosi Venosa Profonda, è necessaria una visita medica angiologica specialistica, corretta da obbligatorio esame EcoColorDoppler.
Se non curata o curata malamente, la Trombosi Venosa Profonda può dare origine ad una Sindrome Post Trombotica: una permamente alterazione della forma della gamba che, se trascurata, causa dolore, crampi, perenne gonfiore e rossore della pelle e, non di meno, pericolose ulcere venose.
Ecco perché nessuna Trombosi Venosa Profonda deve mai essere trascurata: in primis per motivi di sicurezza (il trombo in una vena profonda può staccarsi e dare origine ad un'embolia polmonare), in seconda battuta per il pericolo di una Sindrome Post Trombotica.
Il lipedema e l’accumulo patologico di grasso localizzato
Il lipedema è una patologia di origine presumibilmente genetica, che colpisce esclusivamente la popolazione femminile.
Si manifesta a partire dall’adolescenza, molto probabilmente sotto comando ormonale, e si manifesta come un accumulo dismorfico, cioè non omogeneo e normale, del tessuto adiposo sottocutaneo.
La caratteristica unica di questo accumulo insolito di grasso, che rende il lipedema scollegato all’obesità o al sovrappeso, è che esso si localizza solo in alcune parti del corpo, risparmiando tutte le altre.
Vi sono cinque tipologie note di lipedema:
Lipedema di I tipo, in cui l’accumulo adiposo riguarda esclusivamente glutei e zona trocanterica (Ia cosiddetta culotte de cheval);
Lipedema di II tipo, in cui l’accumulo adiposo si estende dai glutei alla coscia;
Lipedema di III tipo, in cui l’accumulo adiposo affligge tutto l’arto inferiore, coscia e gamba compresa, ma mai il piede;
Lipedema di IV tipo, in cui l’accumulo adiposo affligge le braccia;
Lipedema di V tipo, in cui l’accumulo adiposo affligge esclusivamente la gamba, sempre risparmiando il piede
Il gonfiore causato dal lipedema, specie nella III e V tipologia (in cui si manifesta anche sulla caviglia) spesso deforma le naturali forme del corpo, in particolar modo redendo le gambe ‘a colonna’, in cui vi è una scomparsa della naturale curva popliteo-cavigliare.
L’accumulo di grasso localizzato tutto nella parte bassa del corpo, totalmente disarmonico, rende perennemente congestionata la circolazione sia venosa che linfatica, e il peso eccessivo delle gambe causa frequenti crampi e dolori muscolari, che a loro volta aumentano la congestione.
Nei casi gravi, la compressione del pannicolo adiposo abnorme sui vasi linfatici causa una loro cronica congestione, con la conseguente stasi linfatica e l’inizio di un lipo-linfedema.
La paziente affetta da lipedema vede così le sue gambe perennemente gonfie, spesso dolenti e congeste, difficili da muovere anche per una semplice passeggiata.
Purtroppo, allo stato attuale della Medicina non esistono farmaci in grado di curare il lipedema (malattia genetica), ma esistono trattamenti sia medici che chirurgici per la sua riduzione, dando beneficio sintomatico alla paziente.
Il lipedema è una patologia genetica, che colpisce esclusivamente le donne.
Si manifesta solo dopo la pubertà , molto probabilmente per via di una correlazione col comando ormonale femminile, ma può palesarsi anche in età adulta.
Viene spesso chiamato 'la malattia dei due corpi', poiché l'iper-accumulo localizzato di grasso che compone il lipedema divide visivamente la donna in due: la metà superiore del corpo magra, la metà inferiore invece dismorfica e con ipertrofia pannicolare.
Nei casi gravi di lipedema, il peso delle gambe della paziente è talmente elevato che i naturali movimenti vengono pesantemente ostacolati, causando dunque un serio problema funzionale.
Il linfedema e la stasi linfatica
Il sistema linfatico è quel fitto sistema fatto da sottilissimi vasi (i vasi linfatici) che permea tutto il corpo, ogni singolo tessuto di esso, avete come obiettivo primario quello di drenare la linfa prodotta dalle cellule.
La linfa, un liquido trasparente e leggermente alcalino, è un sottoprodotto della respirazione cellulare, ovverosia quel processo biochimico dove le cellule, in presenza di ossigeno, trasformano l’energia potenziale delle molecole di ATP (a loro volta, sintetizzate partendo dal glucosio) in energia per la loro stessa sussistenza.
Il sottoprodotto di tale ‘fucina chimica’ è la linfa, composta in buona quantità da proteine e una piccola percentuale di acqua.
La produzione di linfa è piuttosto copiosa, in un essere umano adulto: circa 2,5 litri ogni giorno, che le cellule dei tessuti riversano direttamente nello spazio interstiziale tra gli organi.
Lì, la linfa è raccolta dai vasi linfatici che, per un processo chimico, la ‘risucchiano’ e la trasportano fino alle giunzioni col circolo venoso, dove il liquido viene immesso e smaltito poi definitivamente con l’attività epatica e renale.
Il sistema linfatico è esattamente come un fittissimo reticolo, che avvolge ogni organo del corpo: anche il cervello, che un tempo si pensava scollegato del tutto dalla normale circolazione per mezzo dell’impenetrabile barriera encefaloematica.
In condizioni di normalità , il sistema linfatico funziona autonomamente e sempre al massimo carico possibile, impedendo quindi di venire intossicati dalle nostre stesse sostanze di scarto.
Quando il sistema linfatico non funziona a dovere, per via di malformazioni congenite oppure per traumi secondari (ad esempio, un’operazione oncologica), il drenaggio della linfa può risentirne, sfociando in una condizione di linfedema.
Il linfedema è un accumulo patologico della linfa, che tendenzialmente può colpire ogni parte del corpo, causato proprio da un blocco della circolazione linfatica.
Tale blocco può essere su base congenita (si parla dunque di linfedema primitivo) oppure dovuto a incidenti o asportazioni tumorali (linfedema secondario).
Quando colpisce gli arti inferiori, il linfedema causa un gonfiore persistente di piede, gamba o coscia, con un edema dapprima morbido e poi sempre già duro e fibrotico, per via della coagulazione della linfa (composta principalmente da proteine).
Il paziente quindi vede la sua gamba e il suo piede gonfiarsi sempre di più, diventando sempre più duri e difficili da muovere.
Datosi che il sistema linfatico è responsabile anche dell’invio della risposta immunitaria, la gamba affetta dal linfedema diviene immunologicamente depressa, quindi più esposta alle infezioni, sia batteriche che micotiche.
Se non trattato con l’opportuna terapia decongestionante, il linfedema non recede, e l’accumulo di linfa diviene sempre più voluminoso e fibrotico, causando una linforragia, cioè una perdita di linfa dalla pelle lacerata per la pressione del liquido stesso.
La Claudicatio Intermittens e il dolore alla camminata
La Claudicatio Intermittens è una condizione patologica sintomatica, causata da una grave insufficienza vascolare agli arti inferiori, a sua volta generata dall’aterosclerosi delle grandi arterie di cosce e gambe.
Si manifesta come un dolore crampiforme che appare dopo pochi metri di camminata, localizzato generalmente ai polpacci ma che può estendersi per tutto l’arto inferiore, che costringe il paziente a fermarsi ripetutamente.
Il dolore è dato dalla massiccia produzione di acido lattico da parte dei muscoli delle gambe, forzati a lavorare in carenza di ossigeno per via del mancato apporto di sangue arterioso.
Datosi che il dolore sparisce con il riposo, la zoppia è definita intermittente, da cui il suo nome latino.
La Claudicatio Intermittens necessita sempre di terapia chirurgica di rivascolarizzazione delle arterie ostruite, che deve essere effettuata il prima possibile, per impedire il peggioramento non solo della zoppia, ma anche dell’insorgere di pericolose ulcere arteriose.
Tante cause, che necessitano di una diagnosi esatta
Come si è potuto constatare, il gonfiore e il dolore alle caviglie può avere molte origini, e per questo è importante che il paziente sia ben indirizzato verso il giusto professionista medico, per l’adeguata diagnosi.
Parlando di gambe, spesso tale professionista specialista è il Chirurgo Vascolare: un Medico esperto nei problemi dell’apparato circolatorio umano, che spesso ha (necessariamente) grande competenza anche sulla postura e sulla camminata, e che sovente lavora in collaborazione con altri specialisti come il Medico Ortopedico e il Medico Fisiatra, poiché molte condizioni cliniche necessitano di un trattamento multidisciplinare.
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Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dai Medici e dai Podologi dello studio Piede Sano il giorno:
venerdì 19 gennaio, 2024
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